Sara Bucciarelli, no FarodiRoma – Dal 19 al 30 aprile si è svolta la 20esima sessione del Forum Permanente ONU dedicato alle questioni indigene e sono stati discussi i temi delle terre indigene e delle condizioni dei popoli nativi, aggravatesi anche a causa della pandemia di Covid 19.
Adriano Karipuna, rappresentante del popolo Karipuna di Rondonia in Brasile, denuncia questo dramma durante uno degli incontri virtuali del forum. La situazione attuale vede i popoli originari sempre più minacciati dalla politica del governo Bolsonaro. I land grabber, che accaparrano le terre per profitto senza il consenso delle comunità che ci vivono, non si sono fermati di fronte all’emergenza sanitaria mondiale, bensì hanno perpetuato nel loro intento predatorio, aumentando perciò anche il rischio di portare il virus covid19 nei territori indigeni.
“Il governo brasiliano, con la sua politica genocida, cerca di legalizzare l’invasione di tutte le terre indigene attraverso decreti, ordinanze e progetti legislativi, approfittando della pandemia da covid-19”, denuncia Karipuna. In Rondonia infatti è stato approvato dai deputati regionali un progetto di legge che riduce le dimensioni della riserva di Jaci-Paranà e modifica i limiti del parco regionale Guajará-Mirim. Se la proposta verrà sanzionata dal governatore bolsonarista di Rondonia, Marcos Rocha, gli invasori che ora occupano illegalmente quelle terre saranno legalizzati. Nella nota di ripudio firmata da più organizzazioni e associazioni impegnate nel dibattito socio-ambientale viene spiegato che “la terra sottratta alle unità di conservazione sarà data in premio agli invasori illegali, che hanno occupato la foresta con la violenza. Abusivi che hanno espulso le comunità tradizionali per mettere al loro posto 120.000 capi di bestiame”.
Jaci-Paranà, come altre in Brasile, è una riserva estrattiva, ossia un’area protetta ad uso sostenibile in cui le popolazioni che la abitano hanno il diritto di vivere secondo pratiche tradizionali di sfruttamento delle risorse nel rispetto dell’ecologia e della cultura del territorio. Le aree soggette a conservazione e le terre indigene sono dei veri e propri “corridoi etno-ambientali” che, se alterati o rimossi, hanno un impatto enorme sui popoli e sulla biodiversità.
Nella Nota di ripudio sono spiegate le conseguenze della proposta di legge: “Si tratta di uno scempio che riduce le dimensioni della riserva Jaci-Paranà di 193 mila ettari, pari al 90% dell’area originale. Secondo il testo approvato, restano solo 22 milla ettari di area protetta. Il Parco naturale Guajara-Mirim perde, in questa operazione, 55 mila ettari, inclusa la sede amministrativa del parco. La decisione , allo scopo di fare spazio agli allevamenti, colpisce la popolazione locale composta da popoli indigeni e campesini che svolgono attività sostenibili. In particolare, si segnalano i danni per le popolazini Uru-eu-wau-wau, Karipuna, Igarapé Lage, Igarapé Ribeirão, Karitiana, nonché per i popoli che vivono in isolamento volontario”.
Ci uniamo alla richiesta di tutti gli attivisti che combattono contro i soprusi, diffondendo la voce di chi difende la propria terra e cultura.